martedì 8 gennaio 2013

"Le mie Parole, quelle sono le mie parole!"


Sembra che in questi giorni io faccia molta confusione tra cinema e musica. Apro una parentesi: in passato, pur preferendo la musica [e su questa credo che vi annoierò, o meglio, mi annoierò da sola (anche se la musica non potrebbe mai annoiarmi!), perché dubito che avrò qualche lettore (non è falsa modestia, ovviamente non sono così stupida da credere che nessuno al mondo per caso entrerà in questo blog e leggerà qualche mia pazzia; forse prima o poi qualcuno mi leggerà, ma questo non significa che avrò assidui ed affezionati lettori, cosa che in realtà mi renderebbe molto contenta. Come si dice: pochi ma buoni)!] credevo che la mia strada sarebbe stata il cinema, o simili. Ancora oggi mi piace molto "guardare", anche se ammetto di non esserci portata; non guardo soltanto cinema intelligente o impegnato, mi piace anche roba tipo "The Hangover" (che trovo fantastico, e non considero il solito film demenziale tra i demenziali), quindi le hollywoodianate da guadagno garantito. E spesso decido di non guardare cinema intelligente perché certi film mi lasciano l'amaro in bocca. Però sono quei film che mi lasciano davvero qualcosa dentro. 
Con il tempo ho capito che se avessi dovuto rinunciare a qualcosa, non avrei mai rinunciato alla musica.

Ritornando a noi: Sembra che io in questi giorni faccia molta confusione tra cinema e musica. No, mi correggo. Non faccio confusione tra cinema e musica. Come naturale che sia: le fondo. Ed è per questo che probabilmente ad ogni mio pensiero (artistico, politico, intimo) associerò una musica, o più musiche.
Ma mi sembra di stare a perdermi. No, mi sto proprio perdendo. Perché ho delle cose da scrivere, non troppe, ma che fanno un po' a cazzotti per uscire come "prime".

Era da tempo che desideravo vedere il film "The Words". Il trailer mi aveva incuriosita. E' stato piacevole. Non so dire quanto e fino a che punto. O forse è semplicemente che quando si racconta di uno scrittore, e dei suoi drammi, dei  suoi blocchi, sono sempre un po' di parte. Ma non perché io voglia fare la scrittrice nella vita. Ho abbandonato quell'idea. Conosco i miei limiti. Io non sono "brava". So che non potrò vivere di quello e non mi dispiace, perché questo non mi impedirà di scrivere, e di farlo con il cuore, anche se si tratta di cose (come al solito) incomplete ed insensate, con interminabili periodi di "vuoto" e di "stasi" (che pure mi rendono triste). Uno scrittore, credo, quando comincia ad esserlo di mestiere, perde un po' se stesso. Come un artista a cui vengono "commissionate" opere. L'artista non è tale per obbligo (neanche se si trattasse di un grande nome), l'artista è tale perché lo è dentro. E lo resterà sempre proprio perché non produce a comando; quello che realizza nasce come un fulmine a ciel sereno, di getto, come una forza superiore che non riesce a trattenere. E quelle sono le opere migliori, che difficilmente necessitano di una revisione. 
Tempo fa scrissi: "I veri scrittori non sono affatto quelli che hanno successo...ma probabilmente quei solitari tormentati, che nella loro vita non avranno mai concluso un libro...". Ed ancora lo credo.
Detto ciò mi piacerebbe riscrivere qui alcune frasi di quel film, che mi hanno colpita e che in un modo o nell'altro mi appartengono.


Scrivere quella storia lo aveva salvato.
Non era cambiato nulla da quando era partito, tranne lui.
Ma dopo aver perso quelle pagine, non riuscì mai più a scrivere una sola parola che riuscisse a rispecchiarlo, forse non aveva più il coraggio di guardarsi così profondamente dentro.
"non lo sai che le parole rovinano tutto?" ... "tu ami le parole"
La verità rende liberi.
La mia tragedia è che ho amato le parole più della donna che me le aveva ispirate.
Vuoi fare qualcosa per me?" ... "Vai avanti per la tua strada, non voltarti indietro. tutti facciamo delle scelte nella vita, la cosa difficile è conviverci, e non c'è nessuno che possa aiutarci in questo"
Non sapeva perché lo stesse facendo, voleva solo sentire il flusso di quelle parole scorrere attraverso le sue dita, nella sua mente. Riscrisse ogni parola scritta su quei fogli. Non cambiò nemmeno un periodo, una virgola, non corresse neppure gli errori di ortografia.
Io non sono chi credevo che sarei stato. E sono terrorizzato all'idea che non lo diventerò mai.

Trovo che queste parole, per me, siano molto significative. Perché è vero, a volte scrivere può salvarci. E' uno sfogo, è come urlare al mondo intero quello che si ha dentro, senza necessariamente condividerlo. E certe cose ci cambiano, o ci mostrano a noi stessi come siamo veramente. Ci mostrano le nostre debolezze. Ci identifichiamo nei personaggi di un libro, o se si vuole, anche di un film. E quasi siamo spaventati, perché quello che abbiamo evitato per lungo tempo di pensare di noi stessi, ci viene brutalmente quanto sinceramente "schiaffato" in faccia. Hai combattuto una vita intera per essere e sentirti una persona buona ed onesta, e alla fine, per poche righe ti senti proprio Amaranta, e la giustifichi in tutte le sue cattiverie, perché tu, proprio come lei hai le tue ragioni. Solo che nessuno le capira mai. Ed è in questi casi, che non hai più il coraggio di guardarti dentro. Sono sguardi che devi "darti" poco alla volta, per non cadere preda di attacchi di nervosismo ingestibile. Ed è così che diventiamo consapevoli, e possiamo almeno provare a convivere con le nostre decisioni, o con le decisioni che non sappiamo prendere lasciando che siano gli altri a decidere per sé, e per noi. 
A volte anche a me è capitato di voler essere qualcun altro. A volte mi sono intristita perché la mia vita non è come avrei voluto che fosse (anche se questa sensazione dura poco, e forse neanche ha senso, perché in fondo, nessuno è come avrebbe pensato che fosse), perché non sono stata io ad avere quell'idea, perché non sono stata io a scrivere quella frase, perché mi rendevo conto che i sogni restano tali, se sogni troppo in grande. Ad esempio, mi dispiace di pensare le cose che ho trascritto sù in viola, ma non aver mai avuto le parole esatte per esprimerle. E' per questo che spesso non guardo film intelligenti, perché odio non avere un briciolo di ciò che ha qualche personaggio che trovo interessante. E' un po' come scappare. Ogni tanto non c'è niente di male. La verità rende liberi. Ma fino a che punto?

E odio non riuscire a scrivere cose tipo questa, a provare cose che provavo qualche tempo fa. 

-La più antica danza è quella delle nostre dita...in qualsiasi loro forma...in qualsiasi loro movimento... 
Quando io scrivo...m'innamoro. 
Mi tremano le mani, mi trema il cuore, sussulta...quasi. 
Quando io scrivo...m'innamoro. Mi emoziono per ciò che scrivo, per ciò che provo, per ciò che vivo. 
E magari non sono neanche tanto brava a scrivere. E magari quello che scrivo, lo scrivo nei modi sbagliati. Ma forse perché la sete di lettere e sillabe e parole e forme e figure e...e... e suoni è così grande che la mia mano scrive senza coscienza, senza alcun ordine "superiore", la mia mente. Scrive senza sapere, ignara di tutto e desiderosa di proseguire il suo viaggio insieme a me, andare avanti per leggersi, leggere il suo genio, il frutto della sua fatica. Un'inconsapevole affamata di pensieri. 

Spesso mi capita prima di pensare, a ciò che penso, e poi di trascriverlo su un bel foglio bianco con la mia cara amica "penna". Ma altre volte mi capita, e me ne sono resa conto, di scrivere ciò che ancora non ho pensato...Scrivo e basta. Autrice, nell'ipotesi onnisciente, piena di fervida immaginazione da una parte, e avida e affascinata lettrice dall'altra. 

Non c'è cosa più bella di un monologo. Perché c'è sempre un po' di sé in un monologo di un personaggio. Ma forse il vero scrittore è quello che, come un bravo attore, sa interpretare qualcuno che non è se stesso. Pensare cioè con una testa non sua, una mente che non gli appartiene. 

O forse...I veri scrittori non sono affatto quelli che hanno successo...ma probabilmente quei solitari tormentati, che nella loro vita non avranno mai concluso un libro... 


Non chiedetemi cosa significa ciò che ho scritto, perché ho già dimenticato il senso. So solo....che è uno di quei sensi MERAVIGLIOSAMENTE PIACEVOLI... 

Ps: e per dare un pizzico "alla me" a questo mio pensiero non posso non aggiungere due mie osservazioni: La prima è che oltre ad adorare i monologhi, sono un'accanita amante dell'ossimoro; e la seconda è che vivo di aggettivi. Che bello poter riempire pagine di descrizioni particolarmente ricercate ma, nonostante ciò, sempre libere e istintive.-

Ecco. Dov'è quella ragazza? 
Di nuovo: "Ma dopo aver perso quelle pagine, non riuscì mai più a scrivere una sola parola che riuscisse a rispecchiarlo, forse non aveva più il coraggio di guardarsi così profondamente dentro."

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