lunedì 14 gennaio 2013

"Il Mio Nemico"



La canzone che ho pubblicato sarebbe stata adatta se avessi voluto parlare del film "Apocalypse Now". Invece i pensieri di questa sera scaturiscono dalla (re-)visione di un altro film: "Full Metal Jacket". Ma credo che la canzone sia adatta ad ogni modo.
Questo film, beh come al solito ho bisogno di partire da un po' più lontano.

All'età di tre o quattro anni, decisi che avrei fatto il pompiere. Il pompiere è stata la mia prima aspirazione. E' assurdo ricordarselo. Perché ero piccolissima. Ed è assurdo perché spesso le bambine, la maggior parte delle mie amichette, compresa mia sorella, avevano il desiderio di diventare modelle. Il che forse è ancora più assurdo. Come si poteva, negli anni novanta, essere così "grandi" da capire il mondo della televisione e della moda? E nacque tutto grazie a quel meraviglioso draghetto, come si chiamava? Ah si, "Grisù il draghetto", quello che disobbediva il padre, spegnendo tutti gli incendi da lui appiccati. Poi, sarà stato quel bellissimo pastore tedesco, decisi che sarei diventata un poliziotto, e che avrei fatto di tutto per riuscirci, anche arruolarmi nell'esercito. Avevo anche altri sogni, sono una ragazza, fortunatamente, piena di sogni, e piena di aspirazioni. E, colpa di quei sogni, ho visto il fallimento. E non è una cosa bella. Non per una come me forse. Magari sembra una cazzata, ma non lo è. Non per me. Contro tutto e tutti, contro la mia famiglia, avevo deciso che sarei andata alla facoltà di Giurisprudenza, e come una stolta presuntuosa, me ne fregavo dell'esempio di mia sorella. "Io ce la farò" dicevo "Io studierò giorno e notte, e ce la farò". E quando hai le pressioni d una famiglia il fallimento si fa sempre più pesante. Preparai anche un esame, il più stupido di tutti, ma all'appello non ebbi il coraggio di rendermi presente, e posso giurare oggi, a distanza di quattro o forse cinque anni, che non avrei mai superato quell'esame. Abbandonare tutto è stato davvero un trauma per me, credevo di non essere quella ragazza che credevo, intelligente e più di questo: capace e coraggiosa. 
Prima di iscrivermi alla facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, avevo deciso che mi sarei arruolata, se non fossi riuscita a diventare né commissario, né poliziotto. E feci anche domanda. Ma non mi inviarono mai disposizioni riguardo alle date dei test. Mi chiamarono il giorno stesso del test preliminare scritto per chiedermi i motivi della mia assenza. Io, sinceramente, lo interpretai come un segno. E la mia vita da allora è cambiata. Perché in quello ho un po' accontentato mia madre, e sono dunque scesa a compromessi. Ma forse non me ne pento. Col senno di poi.

Mi  è sempre piaciuto questo genere di film, di azione, di guerra. Non perché mi piaccia la guerra. Per carità, non diciamo assurdità. Solo che io ho avuto una crescita a riguardo.
Credevo giusta la presenza di militari in zone difficili del mondo, perché loro sarebbero stati lì veramente per aiutare, e lo dico perché ne conosco davvero tanti di militari che nei paesi "difficili" non ci vanno per soldi, o quantomeno non, e non principalmente, solo per quello. Sono lì per cercare di rendere liberi, chi liberi non possono sentirsi. Poi, ho maturato un altro pensiero. Ok. Esistono questi militari "onesti", ma comunque aiutano impugnando un'arma. Certo, è per proteggersi, ma io comunque non capisco. Rimando a quel discorso accennato pochi giorni fa: portare la pace con il segno della guerra? Ci sono altri mille modi per "liberare" le persone, quello dell'esercito forse è il modo più facile, perché più accessibile, e più difficile perché puoi uccidere, o essere ucciso. E' un po' come due facce di una stessa medaglia.
Prima non capivo la guerra. E allora ci credevo, anche perché non ho mai considerato effettivamente il termine 'guerra'. Non ho mai parlato di guerra, ma di uomini, di militari.
Ora non capisco la guerra. Perché non ha senso. Soprattutto se "in nome della pace". 
E la cosa peggiore è che (non so se questa cosa accada nella realtà quanto nei film) vorrei capire un soldato che spara un altro soldato (se proprio devo capirlo, precisiamolo. Credo che un uomo non abbia nessun diritto di togliersi la sua di vita, figuriamoci quella di un altro!), ma non capisco quando un soldato, dall'alto spara alla cazzo di cane sui civili. E non lo capirò mai.

Questo film, mi piace perché, in realtà, non lo leggo come un racconto della "guerra" nel Vietnam.* L'ho sempre visto come una sorta di studio antropologico sui "gruppi", e sul loro desiderio di "appartenenza". Erano anni che non rivedevo questo film, e forse l'ho idealizzato un po'. Ci sono altri film, come per esempio "Jarhead" (per citare il primo che mi è venuto in mente, ma non è l'unico della mia categorizzazione) che mostrano molto più evidentemente quest'idea di "gruppo". Più che film di guerra, sono film sulla violenza. "Hooligans", "Clockwork Orange", " I Want To Be A Soldier", "This Is England". Potrei scrivere una lista infinita. Sinceramente trovo affascinante il desiderio di voler fare parte di un gruppo, e di dover subire una sorta di "inizializzazione". Non sono d'accordo dal momento in cui, l'inizializzazione comporta violenza, così come la permanenza all'interno del gruppo. 

Per quanto riguarda "Full Metal Jacket", per prima cosa ringrazio mia sorella per avermelo fatto vedere 6 anni fa, perché così ho conosciuto Kubrick (non sapevo che "Clockwork Orange" fosse suo. Sì, che ignorante, eh? E "Shining", avevo troppa paura per vederlo.), ma non sarò di certo io a tessere le sue lodi. C'è chi lo potrebbe fare meglio di me. 
Le immagini, le trovo molto attuali, nei colori per esempio. E alcune riprese sono molto acute. Come quando la cinepresa (di Kubrick) segue attentamente la cinepresa dei giornalisti-armati. Oppure quando Palladilardo e Joker lavano il pavemento del bagno e la ripresa lentamente gli si avvicina frontalmente. Ma ripeto, la cosa che di più mi ha colpito di questa pellicola (stilisticamente) sono i colori. 
Prima di lasciarvi ad un'altra canzone veramente significativa, vorrei fare una domanda, magari un po' retorica. Non trovate che Palladilardo, nella sua scena finale, quando spara al sergente e a se stesso, abbia qualcosa di Jack Nicholson in "Shining"? Nel senso, le espressioni segno della sua pazzia, mi ricordano Jack Nicholson.

Buon Ascolto.


* A titolo informativo, la guerra del Vietnam è stata la prima sconfitta degli Stati Uniti, la loro prima vera e propria sconfitta in campo militare (a mio avviso un gran bello schiaffo morale, dal momento in cui si sono sempre messi in mezzo in conflitti che non li toccavano in prima persona, in nome di una libertà, che poi loro stessi negavano mostrandosi razzisti nel chiamare un popolo dignitoso quanto e più del loro, "Musi Gialli"). Oggi quegli stessi americani che hanno partecipato alla guerra del Vietnam, e che sono, per loro fortuna, tornati vivi in patria, si vergognano di quanto accaduto, non per "aver perso", ma per aver portato avanti un'idea sbagliata. Ho letto che a riguardo si sentono come mortificati.

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