venerdì 18 marzo 2016

LA SUA DONNA



Caino e la sua Donna. Come se la sua donna fosse una qualunque o -peggio- nessuno. E invece no, non è una qualunque. Lei è Ada. Nessuno parla mai di Lei. Io la invidio un po' Ada, perché è bella anche nella sua brutale verità. La invidio perché è forte, più di quanto si possa credere. La invidio perché ha un cuore immenso e ricolmo d'instancabile amore. Essere Ada non è facile. Lei ha sacrificato tutta se stessa in nome di qualcosa di veramente folle. Ha accettato la morte di un fratello, l'abbandono dei propri genitori, si è fatta carico delle colpe di suo marito. Ci vuole proprio coraggio ad essere Ada. Ma Lei ha qualcosa di molto prezioso, che io non ho. Lei ha i suoi occhi disperati, i suoi occhi innamorati di un amore senza confini; ha le sue braccia forti che riescono a trattenerti, eppure allo stesso tempo tanto cortesi da non arrecarti danno alcuno. Lei ha la sua bocca pulita, dischiusa quasi a proferir pacatamente parole frenetiche per calmare la rabbia, la vergogna, il pentimento e l'angoscia del suo uomo, che si è macchiato del più atroce delitto. Ma Lei resta lì, piccola e rotondetta, in tutta la sua naturale bellezza nell'attesa di un cenno, dell'approvazione a restare insieme, finché morte non li separi. "E tu perché rimani? Non hai paura di dimorare con uno che ha fatto questo?". Ed ecco subito Ada "Parlami! Parla a me, colei che è tutta tua...Io non ho paura di nulla, eccetto che di lasciarti, anche se provo timore per il gesto che ti ha reso orfano di fratello. Però non devo parlare di questo. E' una questione tra te e Dio".

Io, purtroppo, ho imparato a bastare a me stessa. Per questo sento che nessuno è indispensabile. Provo amore, ma questo è un sentimento diverso. Io vorrei amare come Ada ama il suo Caino, o come Frida ama il suo Diego. Sentirmi travolta, disperata, nervosa. Forse mi accade, ma è istantaneo, neanche il tempo di rendermene conto. Ma forse questo non è amore. O forse non è un amore più forte o più sincero di un altro che può procedere con la serenità che è sempre una spasimante attesa. Quasi mi capita come dice Malika Ayane "E’ un inverno che va via da noi, allora come spieghi questa maledetta nostalgia di tremare come foglie" e ancora "D’estate muoio un po’, e aspetto che ritorni l’illusione di un’estate che non so quando arriva e quando parte".
E l'arte, in questo, non mi aiuta. Non voglio dire di essere 'intelligente' o 'acculturata'. Ma l'arte è un potentissimo mezzo di elaborazione mentale, specie se sai di non stare troppo bene con la testa, specie se conosci i tuoi punti deboli. L'arte di scuote, e allora ti fa pensare. E tutto quello che di bello ho visto nella mia vita, ad un tratto, di fronte ad un dipinto, ad una scultura, una nota o una scena cinematografica, mi diventa miserabilmente insignificante. Io, di fronte ad Ada, mi sento insignificante.


Caino e la sua donna - Giovan Battista Amendola (1882-1883)