Caino e la sua Donna.
Come se la sua donna fosse una
qualunque o -peggio- nessuno. E invece no, non è una qualunque. Lei è Ada. Nessuno
parla mai di Lei. Io la invidio un po' Ada, perché è bella anche nella sua
brutale verità. La invidio perché è forte, più di quanto si possa credere. La
invidio perché ha un cuore immenso e ricolmo d'instancabile amore. Essere Ada
non è facile. Lei ha sacrificato tutta se stessa in nome di qualcosa di
veramente folle. Ha accettato la morte di un fratello, l'abbandono dei propri
genitori, si è fatta carico delle colpe di suo marito. Ci vuole proprio coraggio
ad essere Ada. Ma Lei ha qualcosa di molto prezioso, che io non ho. Lei ha i
suoi occhi disperati, i suoi occhi innamorati di un amore senza confini; ha le
sue braccia forti che riescono a trattenerti, eppure allo stesso tempo tanto cortesi
da non arrecarti danno alcuno. Lei ha la sua bocca pulita, dischiusa quasi a
proferir pacatamente parole frenetiche per calmare la rabbia, la vergogna, il
pentimento e l'angoscia del suo uomo, che si è macchiato del più atroce delitto.
Ma Lei resta lì, piccola e rotondetta, in tutta la sua naturale bellezza
nell'attesa di un cenno, dell'approvazione a restare insieme, finché morte non
li separi. "E tu perché rimani? Non hai paura di dimorare con uno che ha
fatto questo?". Ed ecco subito Ada "Parlami! Parla a me, colei che è tutta tua...Io non ho paura
di nulla, eccetto che di lasciarti, anche se provo timore per il gesto che ti
ha reso orfano di fratello. Però non devo parlare di questo. E' una questione
tra te e Dio".
Io, purtroppo, ho imparato a bastare a me stessa. Per questo
sento che nessuno è indispensabile. Provo amore, ma questo è un sentimento
diverso. Io vorrei amare come Ada ama il suo Caino, o come Frida ama il suo
Diego. Sentirmi travolta, disperata, nervosa. Forse mi accade, ma è istantaneo,
neanche il tempo di rendermene conto. Ma forse questo non è amore. O forse non
è un amore più forte o più sincero di un altro che può procedere con la
serenità che è sempre una spasimante attesa. Quasi mi capita come dice Malika
Ayane "E’ un inverno che va via da noi, allora come spieghi questa
maledetta nostalgia di tremare come foglie" e ancora "D’estate muoio
un po’, e aspetto che ritorni l’illusione di un’estate che non so quando arriva
e quando parte".
E l'arte, in questo, non mi aiuta. Non voglio dire di essere
'intelligente' o 'acculturata'. Ma l'arte è un potentissimo mezzo di
elaborazione mentale, specie se sai di non stare troppo bene con la testa,
specie se conosci i tuoi punti deboli. L'arte di scuote, e allora ti fa
pensare. E tutto quello che di bello ho visto nella mia vita, ad un tratto, di
fronte ad un dipinto, ad una scultura, una nota o una scena cinematografica, mi
diventa miserabilmente insignificante. Io, di fronte ad Ada, mi sento
insignificante.
Caino e la sua donna - Giovan Battista Amendola (1882-1883)