mercoledì 30 gennaio 2013

"Perduti nell'Appartamento"


Sulla scia (di nuovo) di una cameriera... 
stacca dal bar élite alle sei la sera 
"guarda la coincidenza... ti ho vista ieri sera... dimmi come ti chiami quanti ragazzi chiami io non so fare niente volevo solamente... chiuderti di sopra su da me forever" 
ci prenderemo come i cani, la gente fuori non lo capirebbe mai...
perduti nell'appartamento non ci ritroveremo mai
"quanti anni hai?" ma sempre meglio di morire di tanti anni uguali e neanche un attimo...
"come va la vita?" "come di solito" "dove vai la sera?" "ti conosco appena..." 
la canzonetta triste te la farò sentire gira sul giradischi dentro l'appartamento
 falla girare ora 
domani forse me ne andrò via da qui via da te forever and ever
 e ci ameremo come i cani e tu non mi ricorderai negli anni mai... 
e non sarà poi tanto bello (glissando di violini come al cinema...) 
ma sempre meglio di una sera d'inverno contro la città non ti sembra?



Questa è la canzone della mia giornata!
Da ieri sera sto ascoltando ininterrottamente (oddio, diciamo che per forza di causa maggiore, purtroppo non posso ascoltare tutto il santo giorno musica, si deve anche studiare un po') questo pezzo meraviglioso dei Baustelle (e forse è per questo che stanotte non ho dormito manco un cazzo!), e volevo condividerlo con qualcuno.
Lo so che forse può non esserci niente di romantico nella frase "ci prenderemo come i cani" (manco fossimo conigli), però posso provare ad immaginare il modo in cui è stata pensata. E chiunque sia mosso da un sentimento simile (perché nella musica tutto è estremamente soggettivo), potrebbe riuscirci aprendo bene le orecchie e somatizzando le note. Perché la musica in quel particolare verso smette di essere frenetica, ma diventa dolce, come fosse "estasiatica", magari un po' ubriaca, sciolta. Senza pensieri. Mi da' l'impressione di qualcuno che ama, ma sono in quell'attimo. Senza un legame.
Ovviamente io interpreto la canzone a modo mio, e magari oltre ad avere sensazioni diverse, ne leggo un "finale" diverso.
Sono sempre stata molto attratta dalle canzoni che parlassero di una sorta di groupie, una donna che si lascia usare, o comunque di una storia breve, soltanto fisica. E quindi spesso, magari anche quando non ce n' è traccia nel testo, questo è quello che io riesco a leggerci. Ed è quello che riesco ad avvertire nel pezzo in questione. Forse perché mi intimoriscono i rapporti duraturi. Ultimamente ci sto riflettendo, ma ancora non so se è la risposta esatta. O forse perché è qualcosa che non mi è successo mai nella vita. O forse ancora perché le cose mi annoiano molto in fretta a lungo andare, e in questo modo ho l'idea che godere di tutto e farlo subito non rovini neanche la sensazione che nel futuro si avrà di quel determinato ricordo, di quel determinato momento. Nel senso "tu non mi ricorderai negli anni mai.." no. Tu mi ricorderai negli anni, sarò stata poco importante, ma piacevole (e comunque credo dipenda dal tipo di "rapporto" che si viene a creare, e dai soggetti in questione. Se si tratta di due persone che ogni giorno cambiano partner, per un semplice bisogno fisico, col cavolo che si ricorderanno l'uno dell'altro nel tempo. Quello di cui io sto parlando è un interesse superficiale e breve, ma non privo di un minimo di attrazione "mentale") . Per questo ti ricorderai di me. Ed invece se avessimo avuto un rapporto duraturo avresti dovuto conoscere non solo i miei pregi, ma avresti dovuto accettare soprattutto i miei difetti, che con il tempo avresti odiato. Ed una volta lontani, dietro un sorriso ci sarebbe stata la convinzione che lasciarsi è stato meglio per entrambi. La realtà. Ed il sesso, da solo, può essere quel sogno che l'uomo si ritaglia nella realtà. Quel "e se..." che ti fa  costruire l' ideale di perfezione su qualcuno che poi tanto perfetto, in verità, non sarà.
Anche se queste cose non mi capitano, non significa che io sia una santa, né tantomeno che io, pensandole sia una poco di buono. Semplicemente: non ho tabù "mentali", e non ci trovo niente di strano in una cosiddetta "botta e via", dato che a suo modo può essere molto più romantica di certe "storie d' amore". Tutto qui.

Ps. Nei Baustelle leggo molte storie fugaci ma speciali.
Pps. "Little T&A" (ed ho un'idea di cosa possano rappresentare la 'T' e la 'A') dei Rolling Stones; "Heaven" sempre degli stones, di cui ho già parlato, riferendomi alla psichedelia, o ancora "Donnafugata" di Mannarino. Potrei farvi una lista interminabile di canzoni in cui ci vedo questa bellissima immagine.

martedì 29 gennaio 2013

"Addio, Lenin!"



Questa mattina mi sono svegliata strana. Non posso dire del tutto felice, perché queste sono quelle cose felici che però ti rendono triste, che ti fanno sentire "strana", fuori posto, sbagliata.

Nell'ultima fase della mia ultima dormiveglia di questa mattina, e posso anche dire più o meno quando, tra le otto e un quarto e le nove meno un quarto, ho fatto questo sogno.

Ero Alex (interpretato da Daniel Brhul) in "Goodbye, Lenin!". Ero all'inizio del film. Ma era un inizio diverso, che prometteva anche un proseguimento diverso. Mi sembrava di stare in un cunicolo sotterraneo che sbucava perpendicolarmente alla traiettoria di un treno. E vedo passarmi davanti il treno veloce nel buio. Andava ad Ovest. Uscito (perché ero un ragazzo) dal cunicolo ho cominciato a correre, inseguendo quel treno. E con me una guardia. Il treno si ferma su ordine di quella guardia. E da lì ne scende un'altra, di guardia. Mi osserva, mi scruta, cerca di studiarmi. Ho due cose tra le mani. Ma io ne ricordo solo una. Una bandiera, dell'Ovest. La seconda guardia la prende, e senza il minimo sforzo fisico, riesce a stracciarla. Ma in quel momento, io ho sentito, che pure immobile, non perdevo dignità.

Avevo le mie idee, e non le barattavo in cambio di nulla. Non ero una radicale, non ero neanche di sinistra, non sono mai stata neanche lontanamente comunista. Però avevo questo atteggiamento, non violento, ma dal pugno fermo. Forse avevo il cervello bacato per poter accettare delle idee diverse dalle mie, se le mie avevano solide basi (sono, ripeto, sempre stata una persona curiosa, quindi non è che non cambiassi idea, ma le idee più convinte le portavo avanti contro tutto e tutti.).
Ora che va meglio, ora che sono cambiata, ora che sono più sciolta, ora che volente o nolente mi piaccio, ora che dovrei sentirmi "me", ora che, crescendo dovrei aver capito chi sono (senza smettere però di conoscermi negli anni), sento di essere più di prima, di avere più di prima, ma non so definire cosa o chi io realmente sia. Una sola cosa forse l'ho capita, ed è una cosa orribile:

Ho imparato a scendere a compromessi, con tutto e con il mondo, e questo può essere 'ragionevole' e 'pacifico' quanto voglio, ma non mi assicura un posto in paradiso, né (soprattutto) di essere sempre protagonista della mia vita.


Questo film, lo trovo un CAPOLAVORO. Stavo per vederlo circa cinque o sei anni fa, ma poi nella scena iniziale vidi un povero ragazzo al quale spezzarono una gamba e allora decisi di fermarmi e non continuare (per quanto io in realtà non mi sia mai fatta questo genere di problemi, nel vedere film, ad eccezione di "Hostel"). Poi scoprii che le musiche del film erano di Yann Tiersen, uno dei miei compositori contemporanei preferiti, ed allora decisi che invece il film l'avrei visto, anche perché il tema, lo sentivo molto vicino a me. Purtroppo l'ho visto soltanto l'anno scorso, chissà, forse proprio in questo periodo. Il tema principale ovviamente non riguarda l'Unione Sovietica o la Germania in sé, né tanto meno la fine del comunismo. Questa, cinematograficamente parlando, potrebbe essere la sinossi, ovvero il contorno, lo sfondo. Il tema del film riguarda l'amore, e cioè fin dove l'amore di un figlio possa arrivare per una madre. Non può non  far salire un magone in gola osservare tutto quello che Alex, nei minimi particolari, fa per amore della madre, e nemmeno non può colpire però quella stessa sinossi, la fine del comunismo. A me quel magone, per entrambi i motivi, mi sale. E mi fa male e bene allo stesso tempo. Quasi non riesco a spiegarlo. Forse nessuno potrà mai spiegare questa sensazione. 
Ecco avevo delle cose da dirvi, sulla bellezza di questo film, ma questo groppo in gola un po' me lo impedisce. Quindi addio. Vado alle mie cose. Cercherò di non pensarci, anche perché (come giustamente può pensare un estraneo che legge queste parole) non ha senso (come direbbe un mio amico "Non fa niente"), è un problema che non è un problema. Ma questa cosa in me esiste.

venerdì 25 gennaio 2013

'Inside'

Massì.
Oggi vi parlerò un po' di me, delle mie cose. 
Mi piace parlare di me.
Mi piace stare al centro dell'attenzione, ma allo stesso modo mi intimidisce. Ed allora lascio stare. Ma oggi:
Sono io.







Per aiutarmi:
Ecco a voi la mi auto-intervista alla mo’ di “inside the Actor Studio”.



-La parola che preferisci?
Innamoramento.

-La parola che detesti?
Solitudine.

-Cosa ti eccita creativamente, spiritualmente o emotivamente?
Sarò banale, e ripetitva. Ma resterà sempre lei. La musica.

-Cosa ti deprime creativamente, spiritualmente o emotivamente?
Rendermi conto  che quello che sogno non sarà mai la realtà.

-Quale rumore o suono preferisci?
Il “rumore” del phon acceso quando sono ancora nel letto, e non devo alzarmi per studiare o fare qualche “dovere”. Quel rumore mi rilassa.  Ah, ed anche il “suono” della pioggia forte, sempre quando si tratta di una giornata in cui “posso” poltrire.

-Quale rumore o suono detesti?
Il computer acceso la sera tardi, ovviamente con  mia sorella in postazione. Non soltanto è fastidioso il rumore dei tasti, che di giorno pare impercettibile e la notte un trapano, ma anche quella cavolo di ventola. Ho sempre avuto problemi col computer. SEMPRE.

-Cosa faresti se non fossi conservatrice dei beni culturali?
Probabilmente , boh non lo so, tutto quello che farei avrebbe  comunque a che fare con l’arte. Se lo considerassi un lavoro “redditizio”,  farei l’antropologa,  ma essendo un lavoro che non rende, lo farei solo come “passione”, un di più senza scopo di lucro. Quindi se non dovessi proprio avere niente  a che fare con l’arte, farei farei farei…

-Quale lavoro non faresti mai?
Farei, quasi, qualsiasi cosa. Credo nel “Lavoro Nobilita l’Uomo”. Anche se è difficile capirlo in alcuni drastici casi. Ma evidentemente un lavoro che non farei mai è il call-center. O quei lavori tipo di pierraggio dove devi fare una capa tanta alla gente per  farli venire al tuo locale o al tuo blablabla etc etc. Io sono una che propone: “se vuoi venire, mi fa piacere…ma se non puoi o non vuoi, mica ti assillo”. E le mie proposte non sono dirette mai a tutti, ma a quelli che voglio bene  e che godono della mia stima.

-La tua parolaccia preferita?
Forse “cazzo!”  Ma anche “bastardo!”. Spesso dico anche “bucchinara”, ma non la uso come parolaccia. Una “Bucchinara” è una persona che vuole  fare tutta la “tipa”.

-Se il paradiso esistesse, quali parole vorresti sentir dire da Dio mentre entri?
Non lo so. Sicuramente mi piacerebbe sentir parole d’amore. Mi piacerebbe sentir Dio essere fiero di me, per averlo amato a modo mio.

Ma qualcosa di mio mi va di aggiungerlo. Vediamo.

Il mio soprannome è Wolf. Si lo so. E' molto strano, ed anche bruttino. Ma tutto è nato dal fatto che mi chiamavano Wallie, di qui Wolfagang (tipo Mozart) e poi Wolf.

Mi piacciono molto gli animali, ma per adesso non ne voglio perché sono molto impegnativi, come dei figli, e prima voglio occuparmi di me, poi casomai tra qualche anno, quando e se vivrò da sola in una casa più spaziosa, potrei prendermi cura di un cucciolo. Rigorosamente si sta parlando di cani.

Non piango molto spesso. Vado molto a periodi. O piango quando sono mooolto triste, o quando vedo un film triste. L'ultima volta è stata la settimana scorsa, dopo aver visto "Salvador: 26 anni contro". Sono apertamente contro la pena di morte. Mi capita di piangere anche per cose non "reali"

Una cosa che adoro è ridere a crepapelle fino a piangere senza neanche ricordarmi perché ho iniziato a ridere. Questa cosa non capita molto spesso. Ma mi è capitata qualche mese fa, quindi, direi abbastanza recentemente.

Sono una persona che crede molto nei rituali. Nel senso: ho i miei rituali. Soprattutto per quanto riguarda il cibo. Molte cose della mia vita sono legate al cibo. Faccio un esempio. Tre anni fa, in questo periodo, mi misi a dieta (come al solito). Ma avevo deciso che solo il giovedì, in corrispondenza con la visione del mio telefilm preferito, avrei mangiato della cioccolata, e l'avrei mangiata fondente perché, si dice, sia meno grassa di quella a latte. Da allora, ogni volta che vedo quel telefilm, se lo faccio con della buona cioccolata fondente è meglio (considerando che prima odiavo il fondente, ed ora è il mio preferito). Ed ho molti altri rituali come le alette di pollo, o il pollo con burro e limone, o ancora le chiacchiere al cioccolato. 

Quando preparo qualche dolce, lo faccio sempre ascoltando una canzone, e precisamente questa:


perché mi ricorda molto la scena finale del film in questione. E qui mi sento molto simile ad Amelié, che mentre prepara un dolce pensa, piange delle sue cose, e appena fantastica subito sorride. 

Quando ripeto per un esame, necessito di avere tra le mani qualcosa di rotondo. All'inizio usavo mele e mandarini. Mi servono come una sorta di antistress passandoli, o meglio lanciandoli da una mano all'altra. Quanco ho cominciato a fare strage di mele e mandarini per le infinite volte che li facevo cadere a terra, mia nonna ha pensato bene di cedermi la palla da tennis di mio zio (quello che non c'è più e che non ho mai conosciuto) (tra l'altro non sa neanche perché mio zio avesse una pallina da tennis!)
Ah!E qualche altra volta c'è stata l'eccezione a questa regola: potevo anche far roteare tra il pollice e l'indice una piccola agendina o un evidenziatore!

Sono una ragazza che nella vita ha cercato tanto amore, ma ne ha forse dato troppo. Mi sono un po' "ghiacciata" nel tempo. Sono diventata molto razionale e poco istintiva. Questo per me è un gran difetto.

Mi piace la musica senza parole.Perché riesco a riconoscermi meglio senza il vincolo di un 'testo'. E poi mi rilassa. 

Mi piace parlare in inglese, per questo spesso (volente o nolente) decido di vedere film in lingua originale, e anche interviste di attori (difficilmente cantanti). Ma quest'ultimo più che altro perché mi ritengo una persona non molto curiosa: di più. Forse è la mia unica vera presunzione che porterò avanti finché avrò forza. SONO UNA RAGAZZA CURIOSISSIMA.

Detto ciò non mi viene in mente nessun'altra stranezza. Quindi. Vi saluto. 

giovedì 24 gennaio 2013

'Sorridete'


Vi prego di ascoltare questa canzone.

Io ancora mi chiedo come l'uomo possa essere arrivato a tanto.
Io, ancora sto cercando di capire come e perché l'uomo, tutt'oggi, abbia il coraggio di arrivare a tanto, e neanche ne siamo a conoscenza; come del resto nessuno tra il'39 e il '45 realmente sapeva cosa stesse accadendo.
E' troppo, troppo anche per l'imperfezione dell'uomo. 

Io ancora oggi non capisco, non me ne rendo conto, ma me ne vergogno.

E allora, per quello che avete e per quello che siete: sorridete.

mercoledì 23 gennaio 2013

Berlino



Oggi scriverò in blu, e forse anche un po' in giallo, perché ho letto che questi due sono i colori delle democrazia (in Germania).
Allora: prima di tutto buondì a tutti voi, in secondo luogo scusatemi l'assenza di questi giorni, ma sto studiando per un esame e mi sto esaurendo a tal punto da non riuscire ad avere più la forza per pensare liberamente parole nella mia testa (anche perché la voce oramai, come al solito, è andata!).
Detto questo, avevo una cosa da scrivervi, ma non sono dell'umore per scriverla, ma quando in futuro mi ricapiterà di sentirmi così combattiva, magari ve ne parlerò.
Non è un caso la canzone che ho inserito. Il tedesco. Ho deciso che finita l'università in qualche modo frequenterò qualche corso di tedesco perché voglio davvero impararlo, ma soprattutto certificare di averlo imparato. Sono una di quelle a cui piace molto viaggiare, e non ho viaggiato tantissimo. Prima di vederla già l'adoravo: Berlino. Ma quando 3 anni fa ci sono stata, ho capito subito che quello sarebbe stato l'ambiente ideale per me, e spero che questo non fosse dettato soltanto dalla "prima impressione". Ho intenzione di tornarci, un po' mi piacerebbe pensare di poterci anche vivere un giorno lì. Ma ovviamente, è il futuro, e non so cosa mi aspetterà. Fosse per me vivrei un po' a Barcellona, un po' a Berlino, un po' a Dublino, un po' a Parigi, oh sì: vivrei un po' qua e un po' là. Chissà perché. Perché mi piace vivere e vedere tante cose, e tanti posti e conoscere tante persone, o perché non voglio mettere da nessuna parte le radici? Secondo me la prima, perché sono una di quelle conservatrici che rischiano forse troppo poco nella vita, e l'idea di essere perennemente in viaggio, ma "a casa", sarebbe proprio un bel rischio da correre.
Comunque, pur non avendo visto Londra, se oggi dovessi scegliere di fare un viaggio, sceglierei di nuovo Berlino. Forse Parigi può battere Berlino. Ma dipende. E' tutto da vedere.
Berlino mi sa proprio di anni '70-'80, di quegli anni tinteggiati di colori forti e molto accesi, ma che all'occhio umano apparivano sempre velati da una patina grigiastra. Il colore tipicamente anni '80. Ed io adoro quel colore. Adoro quando l'arancione acceso davanti al mio occhio s'offusca.
Mi piace la modernità di Berlino, e la compresenza dello 'storico'. 
Adoro le strade pulite e larghe, ed anche i palazzi giganti. Ma non disprezzo neanche i ponti imbrattati da giovani rivoluzionari o moderni stolti. E le piazze, perfettamente squadrate. E il paesaggio che è possibile vedere durante una corsa in metropolitana per arrivare ad Alexanderplatz, oh sì, è meraviglioso, davvero ti riporta indietro nel tempo. 
Ho amato anche il Duomo di Berlino, e stranamente il suo stile ed i suoi colori neobarocchi , e il fiume Sprea, che mi è servito per arrivare fino al famoso Muro. E l'immenso giardino Lustgarden tra l'Altes Museum e il Duomo. E la porta di Brandeburgo, e il suo lungo viale di Unter den Linden e la sua università. Nulla dimenticherò di Berlino. E presto ci tornerò.

venerdì 18 gennaio 2013

"Glorious Movie...and Title!"



Finalmente un bel film! A dire il vero avrei voluto vederlo molto prima, al cinema magari, e mi vergogno quasi ad averlo visto solo ieri che lo davano su Italia 1.
Pensavo. Pensavo che purtroppo è vero che i grandi nomi deludono, anche se difficilmente, ma deludono. La cosa bella è che non è questo il caso.

Ieri pomeriggio ho voluto vedere un film, già sapendo che era un film molto stupido, la solita commediola americana per passare un po' di tempo. Ma sono rimasta non male, malissimo. Infatti ho voluto vedere "About Steve". Di solito tendo a vedere quasi tutta la filmografia di un attore che mi piace e che reputo bravo (eccetto film proprio improponibili, perché pesanti), o di registi di cui ho visto altri film che mi sono piaciuti (anche se poi alla fine, eccetto qualche nome famoso, tendo a dimenticare di chi sia quel particolare film). "About Steve" ho voluto vederlo perché recitava Bradley Cooper, ma anche Sandra Bullock. Uno dei film più brutti ed inutili che io abbia mai visto. Per la prima volta fanno una traduzione alla lettera del titolo (Che è l'unica cosa che potrei accettare come traduzione) e poi? E poi è già il titolo americano inadatto? "About Steve". Steve non c'entra un cazzo in quella storia. Sì ok, è la capata di Sandra Bullock. E allora? Al massimo poteva chiamarsi "Alla ricerca di Steve", sarebbe stato certamente il cesso lo stesso, ma quanto meno rispondente alla trama (pessima trama). Inoltre molte cose, all'interno del film, non avevano senso. Per chi l'avesse visto (ma credo di essere stata l'unica idiota a farlo) un esempio è la scena con la gru che si blocca, ma poi alla fine la Bullock, il giornalista lampadato e la bambina riescono a salire lo stesso attraverso un suo cavo.
Mi chiedo chi sia stato quel coglione che ci abbia voluto rimettere denaro (e faccia) per produrlo. Ci sta che lo spettatore, non sa cosa sta per vedere, e ci spende 7 euro del biglietto (ma manco 2 euro alle bancarelle lo pagavo un film del genere!), ma un produttore, che un minimo dovrebbe avere esperienza in quest ambito, come può aver creduto di poterci guadagnare qualcosa? Non mi stupisco che la Bullock abbia vinto un Razzie Award per il peggior film!

Però per fortuna ieri sera ho visto "Inglorious Basterds". Al di là del nome che c'è dietro, che ipotizzavo ma non ricordavo con certezza, è proprio tutta un'altra storia. E mi vergogno pure ad aver detto questa cosa, perché pare che io stia facendo un accostamento inammissibile quanto intollerabile. Difatti non mi azzardo. Non sto facendo alcun accostamento.
Tornando ad "Inglorious Basterds", come dicevo non ricordavo fosse di Tarantino, però mi è bastato pochissimo per attribuirlo a lui. I colori, qualche inquadratura, gli artifici come le scritte, ed anche il carattere ed i colori delle scritte, la divisione in capitoli. Tutto riconduceva a lui. Non so com'è quella sorta di detto, ma è quello che mi è venuto in mente ieri: "Si riconosce la mano dell'artista". E non è un essere scontati, ma un essere riconoscibili per il proprio talento, per la propria "specialità", per il proprio pregio.
Forse molti, più esperti di me, potranno non essere d'accordo, ma io trovo questo film l'ennesimo capolavoro di Tarantino, non ho intenzione di paragonarlo a quelli del suo passato perché sarebbe ridicolo. Comunque vada, siamo nostalgici, e il passato ci sembra sempre migliore. Quindi mi limito a dire che secondo me è un gran film. Non mi ha, affatto, annoiato. Per non parlare dell'accompagnamento musicale: tra i tanti anche Ennio Morricone si è prestato a dare il tocco finale a quest'opera. 
Gli attori poi erano perfetti, pure Brad Pitt, che ultimamente (anzi, per un bel po' di anni) ritenevo stesse sbagliando nella scelta dei suoi film. In questo film, invece, mi è piaciuto forse proprio perché non era assoluto protagonista, o forse nessuno era veramente protagonista, o forse ancora lo erano tutti un po'.

La migliore interpretazione (e di conseguenza il mioglior personaggio che ne è uscito fuori), è quella di Christoph Waltz, nei panni di Hans Landa. Non so se qualcuno di voi ci ha fatto caso, ma il modo in cui, nel primo capitolo, sta seduto, compostamente, e il modo in cui sfoglia elegantemente e con sicurezza le pagine del suo fascicolo di "Cacciatore degli Ebrei", io lo trovo fantastico. Non tutti avrebbero potuto lasciare quella sensazione di leggerezza e terrore nello stesso momento. Eppure questo attore è stato lanciato nel mondo del cinema proprio con questo film, ed ultimamente sta lavorando di più (sempre con Tarantino è nominato per il 'miglior attore non protagonista' al premio Oscar per il film "Django Unchained"). Ma io mi chiedo: questo qua dove stava prima? Poi magari mi sbaglierò, e negli altri film sarà stato pessimo, ma in questo, che è l'unico in cui l'ho visto, mi è piaciuto oltremodo. 





Per non parlare di Daniel Bruhl. Io ho una sorta di debole per questo ragazzotto. Oramai è cresciuto. Ma sono sicura che ricorderete chi è appena vi citerò il film che, in un certo senso, l'ha lanciato al mondo intero: "Goodbye Lenin!". Un altro capolavoro secondo me. Veramente un capolavoro. Ho un debole per lui proprio perché è stato eccezionale in questo film ed in pochi altri (che ho visto io, eh! Comincerò a vedere da oggi in poi anche parte della sua filmografia) dove faceva semplicemente una piccola particina. Mi sembra giusto, in questo caso, postarvi una foto proprio tratta da quel meraviglioso film.





Ed ultima cosa: Tarantino "può" così tanto che gli è concesso di cambiare la storia, arrivando ad ipotizzare la morte di Hitler alla première di un film in un piccolo e sconosciuto cinema, con una duplice vittoria dell'Alleanza (Hitler nella realtà si è suicidato nel suo Bunker). E credo che a nessuno sia dispiaciuto questo finale alternativo della storia. Non avrà di certo urtato nessuno. Ed invece ci sono storie che non possono essere cambiate, ed autori che non possono permettersi di farlo. Ma lui può.

Ps. Il riferimento al titolo del film, scritto nel titolo del mio post, non è casuale. Intendevo dire che Il titolo c'entra con la storia, per una volta ogni tanto!

martedì 15 gennaio 2013




Oggi le palle ve le rompo un po' di meno, un po' molto di meno!
La canzone non c'entra un bel niente con quello che voglio scrivere oggi. In realtà oggi non volevo scrivere....Ma dovevo sfogarmi. E questa canzone mi mette DECISAMENTE allegria....dovevo ascoltarla, e volevo condividerla un po' con voi, che poi voi, chi sareste mai ancora non l'ho capito. Avevo bisogno di allegria perché sto entrando in paranoia...cioè in realtà non è proprio paranoia, non entro mai in questo stato d'animo, a volte sono in ansia, tanta tanta ansi, ma la paranoia è da "strizzacervelli", quindi no. Il punto è che mi mancano 4 esami alla laurea, e domani ne avrei uno, ma ho deciso di non farlo, perché non mi sento preparata. Ed è la prima volta che non do esami a Gennaio (se escludiamo il primo anno a Giurisprudenza). Sono una cretina a non dare l'esame domani, si lo so. Ma neanche alla fine io ho la faccia tosta di andare e tentare. E poiché mi stato sentendo uno schifo perché è da falliti rinunciare e rimandare pur sapendo di fare una cazzata, avevo bisogno di tirarmi un po' sù per dormire almeno serenamente. E questa canzone è quello che ci vuole. Per chi non la conoscesse, la consiglio vivamente, mette davvero tanta allegria. 
Ah ps. Il film è meraviglioso.
Baibai.

lunedì 14 gennaio 2013

Vinili



Oggi ho ricevuto proprio un bel regalo direttamente da Londra: Abbey Road. [Grazie Enri, anche se non ci credevi inizialmente, sono contentissima di averlo ricevuto!]

Quando ascolto un disco per la prima volta, lo ascolto tutto, dall'inizio alla fine, finché la testina non sbanda. Questo anche perché spesso spero di trovare qualche particolarità che renda oggettivamente (prima) speciale il mio nuovo disco (che diventa "soggettivamente" speciale poi). A volte cerco la cosiddetta "Traccia Fantasma". Non so perché, ma me lo sentivo. Abbey Road aveva una traccia fantasma: "Her Majesty". Ovviamente io non lo sapevo perché spesso quando "studio" qualcosa che mi interessa, mi capita di dimenticare qualcosa nel tempo. Non ricordavo proprio di aver letto in precedenza di questa Ghost Track.
Inoltre la versione che ho io di Abbey Road è in rosso. Non so quanto possa essere speciale (per caso qualcuno di voi che mi sta leggendo saprebbe dirmelo? Gliene sarei molto grata, dato che non sono riuscita a trovare nulla di interessante nel web).
La canzone che ho inserito però non appartiene ad Abbey Road, ma alla raccolta blu. Per ora ho solo questa, e desidero tanto comprare la rossa, infatti credo che sarà il mio prossimo acquisto musicale (nel caso in cui non dovessi trovare un disco di John Coltrane). Inserisco una canzone di quella raccolta perché l'altra volta l'ho ascoltata molto più attentamente, senza distrazioni. E mi sono ricordata che ci sono dei pezzi bellissimi, che prima ascoltavo molto raramente: "Back in the U.s.s.r.", "While My Guitar Gently Weeps", "Get Back", "Don't Let Me Down", "Something". Pezzi davvero molto belli.
Stavo leggendo qualche informazione, poco fa, su wikipedia, in merito ai vinili. Ed ho letto due cose molto curiose.
- Ho avuto la conferma di essere una audiofila. Voglio citare proprio questa pagina di wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Disco_in_vinile in cui si dice "Il suono riprodotto in modo meccanico ed analogico produce una serie di imperfezioni e irregolarità (dette distorsioni) che rendono la musica più gradevole e interessante, al confronto con i sistemi digitali moderni, che sono più precisi ma ritenuti 'freddi' dagli audiofili".
- Non bisogna ascoltare troppo una traccia. Per non rovinare il disco bisognerebbe ascoltare una stessa traccia ad un intervallo di almeno 24 ore. E che dire allora? Io prendo le fissazioni su dei pezzi che ascolto ripetutamente pure più di dieci volte consecutivamente! Per quanto possano rovinarsi (parlo di dischi normali ovviamente, non quelli dei collezionisti che possono permettersi di spendere anche 10 mila euro per un disco raro, in quel caso ne avrei una cura maniacale anche io) credo che non si possa proteggere un disco non utilizzandolo. Che ce l'hai a fare se non puoi godertelo?!
Forse già l'avrò accennato qui, sul mio muro. Ma è che proprio mi piacciono i vinili. Mi piace quel loro suono "reale", sporco, che sa di usato, o meglio di vissuto ( i vinili devono essere rigorosamente usati, non nuove ristampe, secondo me). In campo musicale sento di preferire a tutto comunque i concerti (solo che un concerto dei Beatles, chi vivo e chi morto, e quant'altro, sarebbe impossibile, e se pure fosse stato possibile credo che certe Reunion dopo anni ed anni non sono la stessa cosa. E su questo comincerei e non finirei più proprio riguardo ai Beatles. La loro storia, mi fa un po' tristezza, perché siamo stati noi ad idealizzare un qualcosa che come naturale che sia, nasce e poi muore, senza possibilità di rimedio, e ci sentiamo poi obbligati da noi stessi a proiettare questo alle nostre realtà che ci fanno aprire gli occhi e forse intristire ancora di più. Ma, come non detto: chiudiamo l'argomento ora prima che sia troppo tardi, per me, non certo per voi), ma quando questi non sono possibili, non c'è niente di meglio che un ottimo vinile (anche se forse dipende dall'artista, e dal tempo storico. Certo non mi emozionerei ascoltando un vinile di Laura Pausini o Ramazzotti, tuttalpiù con una musicassetta!), perché l'effetto è totalmente diverso, qualitativamente superiore a quello di un compact-disc, quei miei tanto odiati 'ciddi'. Un vinile ti fa sentire reale, puoi sentirti "esistere" quando ne ascolti uno su un giradischi. Magari anche nel tuo tempo, epoca giusta, nel luogo che ritieni più adatto a te, una sorta di viaggio nel tempo, ma senza stupide forzature. Il danno è quando il disco finisce e ti ritrovi nuovamente catapultato nel 2013 del futuro. E ti senti di nuovo FUORI POSTO. E ti rendi conto di cosa, e soprattutto quanto, ti sia perso nella vita.

Certe volte mi rendo conto che non mi piace proprio vivere oggi. L'unica cosa mi rallegra è che mi sono salvata proprio alla fine. Essendo dell'89 posso dire almeno di essere nata ancora negli '80. Ma quanto avrei voluto essere già grande negli anni '80. La musica oggi, anche quando è buona (perché non posso dire che ci sia solo musica di merda. Purtroppo quella che fa successo è musica di merda, ed è la musica che, io stessa, ogni tanto ascolto, perché non c'è niente di male a trascorrere del tempo così) non lascia mai il segno. Questo è il problema. NON LASCIANO PIU' IL SEGNO. Eppure i Beatles ne sono un chiaro esempio. I loro testi non erano difficili, ma semplici, e "tematicamente" non erano per nulla innovativi. Ma era il loro modo di fare musica, il contesto della loro musica ad averli resi dei Miti.

Però sono anche dell'idea, che non bisogna guardarsi sempre e solo indietro, ma guardare anche avanti, e soprattutto guardarsi intorno, perché ci sono tanti cantautori italiani, ancora non del tutto esplosi, che fanno ottima musica e meravigliose poesie. Ma non cito ancora nessuno. Perché questo mio post è solo e soltanto per loro. Avanti avrò occasione per pubblicare qualcosa di questo buon paio di ragazzotti che oggi tenta di vivere con la musica.

Compratevi un bel vinile, qualunque esso sia, e buon vivo ascolto.

"All'insegna del Cinema"

L'altra volta mi ero dedicata alla musica. Quella di oggi è stata una giornata spontaneamente dedicata al cinema.

Ho passato una strana, bella, ma stancante (pare assurdo stancarsi senza fare nulla!) giornata.
Consideriamo che ieri mi sono messa a letto alle 5 del mattino, e che, per una sorta di desiderio-ansia, mi sono svegliata "naturalmente" alle 11. Sì, perché ieri pomeriggio avevo visto che a quell'ora, su Iris, davano "The Insider" con Al Pacino. E in un'intervista che ho visto recentemente Bradley Cooper parlava di una scena di quel film, e mi ero tanto incuriosita che volevo approfittare per vederlo. L'avrei comunque visto: il cast era più che convincente.
Dunque alle 11 ero pronta sul mio 'solito' nuovo divano ed in tv: Maratona Al Pacino: "Dog Day Afternoon", "Scarface", "The Recruit", "Insomnia". Non c'era traccia di "The Insider". Ma ne è valsa comunque la pena. Già avevo visto molte volte quei film, ed oggi l'ho rifatto (ad eccezione dell'ultimo, perché mi è venuto un gran mal di testa!). E allora ho avuto un po' di pensieri. Mi piace avere pensieri, occasioni per riflettere. Ed erano tanti pensieri, precisi e decisi, ma allo stesso tempo disordinati. Disordinati perché d'impeto, mi rendevano frenetica, come se avessi una febbre "positiva". Il danno è che penso molto piacevolmente, ma quando cerco di mettere "nero su bianco", perché "verba volant" mentre "scripta manent",non riesco a scriverli come vorrei. Si prendono gioco di me. E si divertono pure!

Pensavo.
Come si può scegliere tra Al Pacino e Robert De Niro?
Ci penso spesso. Ogni qualvolta mi capita di vedere un loro lavoro, o un loro intervista. E non ditemi che sono l'unica a chiederselo, perché giuro che non ci crederei neanche fosse Dio a dirmelo.
Puoi scegliere tra Robert De Niro e Sean Penn, o tra Al Pacino e Dustin Hoffman. La scelta sarebbe più facile, anche se difficile (Scusate il gioco di parole!).
De Niro e Pacino sono colleghi, amici, ma anche due grandi in competizione per forza di cose. E io concludo che al confronto non c'è vincitore. Non ci può essere un solo vincitore. Sono due di quelli che vincono tutti i confronti contro tutti, ma tra loro si annullano, perché sono davvero due miti. E una cosa voglio dirla. Verrò fucilata per questo. E comunque, quello che sto per dire dovrebbe essere contestualizzato. Non ci sono "EREDI" per questi due grandi. Ma se proprio dovessi vedere negli occhi di qualche nuovo attore la loro carriera, questo sarebbe Colin Farrell. Ma non perché io oggi abbia rivisto "The Recruit", né tantomeno perché Colin sia uno dei miei preferiti. Perché tra i miei preferiti ci sono anche Gyllenhaal e Cooper, ma non mi permetterei mai di accostarli a De Niro e Pacino. Colin, come loro, e come tanti altri, ritengo sia un bravo attore, sul serio, ma forse in questo caso, in questo contesto ha qualche merito in più. E' l'unico che, personalmente (e potrei ovviamente sbagliarmi, è solo il mio pensiero, quindi niente di che), potrei accostare a loro. Anche se, ovviamente, un successo come "Scarface" vince il confronto (per accoglienza,e per trattazione della tematica) con qualsiasi altro film di successo in cui ha recitato Colin. Quindi comunque mi rendo conto che si debba volare ancora molto bassi. 
Poi lasciamo stare che Colin è quello che è (evvai, è uscita anche qui la Teen-ager che c'è in me! ahahah) e può tranquillamente essere oggetto dei miei più 'segreti' (dai, chiamiamoli così, mi auto-censuro) pensieri.
Tornando a noi: anzi no. Oggi non sono stata molto dispersiva. Sono riuscita a parlare di una sola cosa (eccetto la breve parentesi Farrelliana), senza strani contorcimenti. Dunque: non torniamo a noi, ma andiamo avanti.

Cosa odio nel mondo del cinema? Due cose sopra ogni altra:
a)La traduzione dei titoli. Come può un titolo come "Silver Linings Playbook" tradursi in "Il Lato Positivo"? Ed ho citato solo il primo che mi è venuto in mente, sennò qua si facevano morti e feriti (e non andrei manco a dormire, che sono già stanchissima).
b)Quando la tv propone film (qualsiasi film, dal più sgradevole, di basso budjet, al più famoso, con incassi inimmaginabili) alla cui fine, ovvero quando cominciano i titoli di coda, stacca immediatamente sulla pubblicità. HAI AMMAZZATO UN FILM, PER LA MISERIA, SE OMETTI I TITOLI DI CODA! QUELLI SONO L'ANIMA E LO SCHELETRO CHE REGGE UN FILM, DI SUCCESSO O MENO!

Ah, e odio, ma questa è una cosa personale, quando guardo un film sola soletta, ed entra nella camera qualcuno della mia famiglia proprio nei momenti clou (scene di nudo o gente che parla apertamente di sesso trasgressivo). Sarò sicuramente piena di tabù io, per carità, ma lo trovo imbarazzante.

Detto ciò concludo con un'ultima nota: LE DOMANDE CHE MI PIACEREBBE RIVOLGERE A GRANDI MITI DEL CINEMA:
-Il film preferito tra i 'suoi'
-Il miglior film della sua gioventù
-Il miglior film degli ultimi 10 anni e l'attore/attrice più promettente



Scherzetto!
In realtà sarà questa l'ultima cosa che leggerete in questo post. 
Colin è davvero tanta roba.
Mi andava di ripetermi.
Baibai.

"Il Mio Nemico"



La canzone che ho pubblicato sarebbe stata adatta se avessi voluto parlare del film "Apocalypse Now". Invece i pensieri di questa sera scaturiscono dalla (re-)visione di un altro film: "Full Metal Jacket". Ma credo che la canzone sia adatta ad ogni modo.
Questo film, beh come al solito ho bisogno di partire da un po' più lontano.

All'età di tre o quattro anni, decisi che avrei fatto il pompiere. Il pompiere è stata la mia prima aspirazione. E' assurdo ricordarselo. Perché ero piccolissima. Ed è assurdo perché spesso le bambine, la maggior parte delle mie amichette, compresa mia sorella, avevano il desiderio di diventare modelle. Il che forse è ancora più assurdo. Come si poteva, negli anni novanta, essere così "grandi" da capire il mondo della televisione e della moda? E nacque tutto grazie a quel meraviglioso draghetto, come si chiamava? Ah si, "Grisù il draghetto", quello che disobbediva il padre, spegnendo tutti gli incendi da lui appiccati. Poi, sarà stato quel bellissimo pastore tedesco, decisi che sarei diventata un poliziotto, e che avrei fatto di tutto per riuscirci, anche arruolarmi nell'esercito. Avevo anche altri sogni, sono una ragazza, fortunatamente, piena di sogni, e piena di aspirazioni. E, colpa di quei sogni, ho visto il fallimento. E non è una cosa bella. Non per una come me forse. Magari sembra una cazzata, ma non lo è. Non per me. Contro tutto e tutti, contro la mia famiglia, avevo deciso che sarei andata alla facoltà di Giurisprudenza, e come una stolta presuntuosa, me ne fregavo dell'esempio di mia sorella. "Io ce la farò" dicevo "Io studierò giorno e notte, e ce la farò". E quando hai le pressioni d una famiglia il fallimento si fa sempre più pesante. Preparai anche un esame, il più stupido di tutti, ma all'appello non ebbi il coraggio di rendermi presente, e posso giurare oggi, a distanza di quattro o forse cinque anni, che non avrei mai superato quell'esame. Abbandonare tutto è stato davvero un trauma per me, credevo di non essere quella ragazza che credevo, intelligente e più di questo: capace e coraggiosa. 
Prima di iscrivermi alla facoltà di Conservazione dei Beni Culturali, avevo deciso che mi sarei arruolata, se non fossi riuscita a diventare né commissario, né poliziotto. E feci anche domanda. Ma non mi inviarono mai disposizioni riguardo alle date dei test. Mi chiamarono il giorno stesso del test preliminare scritto per chiedermi i motivi della mia assenza. Io, sinceramente, lo interpretai come un segno. E la mia vita da allora è cambiata. Perché in quello ho un po' accontentato mia madre, e sono dunque scesa a compromessi. Ma forse non me ne pento. Col senno di poi.

Mi  è sempre piaciuto questo genere di film, di azione, di guerra. Non perché mi piaccia la guerra. Per carità, non diciamo assurdità. Solo che io ho avuto una crescita a riguardo.
Credevo giusta la presenza di militari in zone difficili del mondo, perché loro sarebbero stati lì veramente per aiutare, e lo dico perché ne conosco davvero tanti di militari che nei paesi "difficili" non ci vanno per soldi, o quantomeno non, e non principalmente, solo per quello. Sono lì per cercare di rendere liberi, chi liberi non possono sentirsi. Poi, ho maturato un altro pensiero. Ok. Esistono questi militari "onesti", ma comunque aiutano impugnando un'arma. Certo, è per proteggersi, ma io comunque non capisco. Rimando a quel discorso accennato pochi giorni fa: portare la pace con il segno della guerra? Ci sono altri mille modi per "liberare" le persone, quello dell'esercito forse è il modo più facile, perché più accessibile, e più difficile perché puoi uccidere, o essere ucciso. E' un po' come due facce di una stessa medaglia.
Prima non capivo la guerra. E allora ci credevo, anche perché non ho mai considerato effettivamente il termine 'guerra'. Non ho mai parlato di guerra, ma di uomini, di militari.
Ora non capisco la guerra. Perché non ha senso. Soprattutto se "in nome della pace". 
E la cosa peggiore è che (non so se questa cosa accada nella realtà quanto nei film) vorrei capire un soldato che spara un altro soldato (se proprio devo capirlo, precisiamolo. Credo che un uomo non abbia nessun diritto di togliersi la sua di vita, figuriamoci quella di un altro!), ma non capisco quando un soldato, dall'alto spara alla cazzo di cane sui civili. E non lo capirò mai.

Questo film, mi piace perché, in realtà, non lo leggo come un racconto della "guerra" nel Vietnam.* L'ho sempre visto come una sorta di studio antropologico sui "gruppi", e sul loro desiderio di "appartenenza". Erano anni che non rivedevo questo film, e forse l'ho idealizzato un po'. Ci sono altri film, come per esempio "Jarhead" (per citare il primo che mi è venuto in mente, ma non è l'unico della mia categorizzazione) che mostrano molto più evidentemente quest'idea di "gruppo". Più che film di guerra, sono film sulla violenza. "Hooligans", "Clockwork Orange", " I Want To Be A Soldier", "This Is England". Potrei scrivere una lista infinita. Sinceramente trovo affascinante il desiderio di voler fare parte di un gruppo, e di dover subire una sorta di "inizializzazione". Non sono d'accordo dal momento in cui, l'inizializzazione comporta violenza, così come la permanenza all'interno del gruppo. 

Per quanto riguarda "Full Metal Jacket", per prima cosa ringrazio mia sorella per avermelo fatto vedere 6 anni fa, perché così ho conosciuto Kubrick (non sapevo che "Clockwork Orange" fosse suo. Sì, che ignorante, eh? E "Shining", avevo troppa paura per vederlo.), ma non sarò di certo io a tessere le sue lodi. C'è chi lo potrebbe fare meglio di me. 
Le immagini, le trovo molto attuali, nei colori per esempio. E alcune riprese sono molto acute. Come quando la cinepresa (di Kubrick) segue attentamente la cinepresa dei giornalisti-armati. Oppure quando Palladilardo e Joker lavano il pavemento del bagno e la ripresa lentamente gli si avvicina frontalmente. Ma ripeto, la cosa che di più mi ha colpito di questa pellicola (stilisticamente) sono i colori. 
Prima di lasciarvi ad un'altra canzone veramente significativa, vorrei fare una domanda, magari un po' retorica. Non trovate che Palladilardo, nella sua scena finale, quando spara al sergente e a se stesso, abbia qualcosa di Jack Nicholson in "Shining"? Nel senso, le espressioni segno della sua pazzia, mi ricordano Jack Nicholson.

Buon Ascolto.


* A titolo informativo, la guerra del Vietnam è stata la prima sconfitta degli Stati Uniti, la loro prima vera e propria sconfitta in campo militare (a mio avviso un gran bello schiaffo morale, dal momento in cui si sono sempre messi in mezzo in conflitti che non li toccavano in prima persona, in nome di una libertà, che poi loro stessi negavano mostrandosi razzisti nel chiamare un popolo dignitoso quanto e più del loro, "Musi Gialli"). Oggi quegli stessi americani che hanno partecipato alla guerra del Vietnam, e che sono, per loro fortuna, tornati vivi in patria, si vergognano di quanto accaduto, non per "aver perso", ma per aver portato avanti un'idea sbagliata. Ho letto che a riguardo si sentono come mortificati.

sabato 12 gennaio 2013

Psicheldelia



Oggi, sabato 12 Gennaio 2012, mi sono dedicata a due ore "intelligenti" di musica. Nel senso che non ho ascoltato musica di "sottofondo", ma ho solo ascoltato musica. Oggigiorno, forse non ci abbiamo mai pensato (e forse capita solo a me), ascoltiamo musica, sì che ci piace, che ci interessa, ma come "acompagnamento" a qualcos'altro(al quale dunque pare che diamo maggiore importanza, anche se personalmente non credo sia così, dato che, anche quando la musica è di accompagnamento, senza di essa sapremmo fare poco, o nulla). Ad esempio, oggi la musica si ascolta solo attraverso il computer, quindi è difficile che qualcuno accenda il pc, crei una playlist, e si siede un paio di ore sul divano "ad ascoltare musica". Ma entra su feisbuk, o twitter, o google per fare quello che (giustamente) gli pare, e poi mette un po' di musica piacevole.
Oggi, seduta sul tappeto, con la schiena appoggiata alla base del mio nuovo divano, ho preso i miei, purtroppo ancora pochissimi, LP ed ho acceso il giradischi. L'altro ieri ho ascoltato un po' di musica "napoletanta" (dei tempi di mio nonno si intende, forse anche prima!). Oggi è toccato a Rolling Stones e Beatles.
Vorrei premettere una cosa: ADORO i Beatles, e proprio per questo mi sono sempre rifiutata di ascoltare i Rolling Stones. Mi sembrava come una sorta di tradimento. Che gran cazzata! Ora posso dirlo.
Un bel giorno (parlo come se stessi raccontando una favoletta, si scusatemi, ma mi è uscito così), un mio amico mise su un bel disco, e mi fece ascoltare, a mia insaputa, "Little T&A". Subito mi innamorai di quel pezzo, e appena mi disse che era dei Rolling Stones (verso i quali avevo deciso di aprirmi mentalmente) rimasi di pietra. Avevo ascoltato una loro canzone, sinceramente suppongo neanche un enorme successo, eppure mi era piaciuta, mi aveva colpito. Così, il mio amico, che sarebbe anche il mio migliore amico, nonché mio cognato, per natale mi ha regalato quello stesso LP che aveva lui: "Tattoo You". Ci sono altre canzoni molto carine: Start me up (si lo so, questa è una di quelle di successo), Neighbours, Tops. Ma le avevo un po' perso per strada, perché era da un po' che non sentivo questo disco...ed oggi mi sono accorta anche di questa bella canzone "Heaven". Sarò pazza, per carità di Dio, ma trovo assurdo che abbia avuto solo 10323 visualizzazioni. Il Pulcino Pio ne ha di più. Ma non mi voglio solo appellare al fatto che sia dei Rolling, perché è bella, davvero bella! Sarò ancora più cretina, e non ne capirò davvero un cazzo di musica, ma 'sto pezzo, pur essendo totalmente diverso, mi ricorda in qualche modo la psichedelia dei Pink Floyd. Sì, adesso potete lapidarmi. Però volevo spenderci due parole per questa bella canzone. Io, infatti, anche il testo l'ho interpretato così. Sembra il testo scritto da un ubriaco o un drogato. Qualcuno che parla in modo sincero e che comincia a vedere cose distorte, ma in realtà mette ordine nel disordine della vita. E' come se quello che per il sobrio è ordinato, per l'ubriaco è il disordine più totale. Chi ha ragione? Un ubriaco contro un sobrio. Il pezzo mi fa pensare a quando le persone si lasciano andare, quando non si preoccupano di tutto il resto che non siano se stessi ed il proprio benessere, seppur momentaneo,. Penso a tutti quelli che mandano a fanculo tutto e tutti per fare quello che vogliono, anche se questo significa che probabilmente il giorno seguente si pentiranno.

Detto ciò, buon ascolto. 

mercoledì 9 gennaio 2013

"Coerenza"?

Oggi, come potrete ben notare, non ho inserito né musica, né immagini. Perché non c'è musica né immagine che possa descrivere la "cosa" oggetto del mio sfogo odierno. Qualsiasi cosa sarebbe troppo poco...

Sto studiando per l'esame di Storia Contemporanea, a dire il vero, ho già cominciato a Novembre, ed è stato molto bello, davvero, e costruttivo, perché ho affrontato temi che prima d'ora nessun professore era mai riuscito a trattare. Tutti si sono sempre fermati alla Seconda Guerra Mondiale o al massimo ad una Guerra Fredda arronzata. Questo libro invece è stato interessante perché è arrivato fino ai giorni nostri, e stendiamo un velo più che pietoso. Quello che mi ha colpito di più è stata senz'altro la Guerra Fredda.
In questi giorni ho ripreso i miei appunti riguardo Prima e Seconda Guerra Mondiale, e non ho potuto non pensare "Viva la coerenza". Ok. Lasciamo perdere che le guerre sono sbagliate etc etc, perché non è che vengo io, la nuova Madre teresa di Calcutta, che di stronzate e di errori nella vita ne ha fatti. Ma cerchiamo, appunto di andare oltre. Siamo concordi anche (probabilmente) sull'idea che fare una guerra per giungere ad una pace, sia l'incoerenza delle incoerenze. Ma sentite un po' qua.

Prima Guerra Mondiale

1^ Alleanza : Prussia (Germania), Austria, Russia. Russia litiga con Austria.
                                          Nuova Alleanza
Triplice Alleanza: Germania, Austria, Italia.
                                          Ma
Allenza Segreta: Germania con Russia (Russia non si allea con la Francia in caso di guerra Franco-tedesca, e Germania non si allea con Austria in caso di scontro Austro-russo) (Vabbè...)

Triplice Intesa: Gran Bretagna, Francia, Russia 

Triplice Alleanza vs Triplice intesa (ma la Russia non aveva un patto, per di più segreto con la Germania?) Ok.
Dal nulla L'italia, che dovrebbe stare con l'alleanza, si allea con l'Intesa (così mi pare di aver capito e così ricordo dalle mille volte che ho studiato questa faccenda).

Ma andiamo oltre.

Seconda Guerra Mondiale.

Italia stringe un'alleanza con la Germania, sia in caso di difesa che di attacco. Ma all'inzio non vuole entrare in guerra, e lo fa solo quando crede che la guerra stia per terminare (giusto per avere qualche privilegio di una vittoria che non avrebbe meritato). Vuole condurre una guerra parallela a quella tedesca, ma ricevuto l'aiuto tedesco "si sente in obbligo" di allearsi con Hitler. Ancora più "Bah".
Francia, alleata dell?inghilterra, viene, a meno di un anno dall'inizio dello scontro, conquistata dai tedeschi, i quali dividono la francia in due: nord+ Parigi ai tedeschi, mentre il sud viene lasciato "libero" con il nome di Regime di Vichy, e "deve" prestare servizio a favore dei tedeschi (Alla faccia della libertà concessa!).
Unione Sovietica, stringe alleanza con i Francesi, perché teme l'invasione Tedesca, ma poi fa subito i capricci perché non è stata convocata alla conferenza di Monaco, a cui presenziarono oltre che gli Alleati Francesi anche gli Inglesi. Così l'Unione Sovietica incrocia le braccia, sbatte i piedi per terra, volta le spalle alla Francia e si allea con i Tedeschi (Vai, brava, ottima mossa. Ma poi stiamo parlando ancora di Tedeschi con un governo nazionalista anticomunista di destra, con i Sovietici, governo fortemente comunista di estrema sinistra!).
Germania, alleatasi con l'Unione Sovietica, quando capisce che forse Hitler sta vincendo la guerra, volta le spalle ai Sovietici e li attacca? I suoi, fino ad allora, fedeli alleati? Ed è ovvio che dunque i Sovietici, dopo il fallimento hitleriano (il primo) a Leningrado, si siano alleati con Inglesi e Stati uniti.
Taccio sulla questione italiana.
Senza considerate tutte le alleanze del passato. Potremmo arrivare fino all'antica Roma, se proprio vogliamo parlare di incoerenza. Ma non mi pare il caso. Mi viene solo da dire:

Di cosa ci stupiamo? 
La storia non fa altro che ripetersi. La politica, per quanto io cerchi di seguirla, affidandomi addirittura a qualcuno (perché resto fermamente convinta che partecipare e scegliere con il rischio di sbagliare, sia sempre meglio che lasciar sbagliare solo gli altri, e subire le decisioni altrui), si muoverà sempre e soltanto nell'incoerenza. Un amico mi disse questa cosa, e d' allora lo cito molto spesso: "fare politica è come mangiare con le mani una torta al cioccolato e non sporcarsi". Anche il più onesto degli uomini, quando entra in politica ne resta affascinato al punto tale da non poterla abbandonare più e da non potersi più porre dei limiti. Prima o poi quei limiti verranno superati, e l'uomo non può fare altro che sbagliare.
A parte il fatto che secondo me la politica non è "il male dello stato", perché se si facesse politica per vocazione, e non per soldi, probabilmente ci sarebbero non dico meno errori, ma quantomeno danni meno gravi. La politica dovrebbe essere una passione. Le passioni vanno al di là dei soldi e del guadagno. Se un uomo (o una donna) entrasse in politica senza pretendere una lira (perché ha di base il proprio lavoro), avremmo probabilmente ancora problemi dal punto di vista economico, le industrie potrebbero risollevarsi ma di poco, l'unica differenza è che, non essendo attaccati ai soldi, non esisterebbero diversi "Fiorito" o "Bossi" (e non apriamo il capitolo, per carità, che tra lui razzista e il figlio ignorante. E' un blog libero giusto? Posso parlare liberamente e dire quello che penso? Massì!). E non faccio altri nomi, perché neanche voglio ascoltarle più queste notizie, e conoscerne di altri. 
Non ci stupiamo quindi se per l'ennesima volta l'Italia farà salire un Berlusconi, che fa promesse idiote (togliere l'imu, per me è una gran cazzata, non sono d'accordo con le modalità introdotte da Monti, ma toglierlo secondo me è ridicolo), perché non è un politico, ma un PERSONAGGIO PUBBLICO, ed i cui discorsi sono di facile comprensione per le masse. Sinceramente, credo sia necessario ammettere di aver votato Berlusconi alle ultime elezioni, e l'ho fatto perché ero un'ignorante che ha seguito il Berlusconi "personaggio", ma incoscientemente. Ed oggi me ne vergogno pure. Però pure nella mia più totale ignoranza in materia politica (perché il mio livello di stupidità a riguardo può arrivare oltre ogni immaginazione! E devo tristemente ammetterlo) non sono così cogliona da andare a rivotare uno che ha portato l'Italia nel baratro economico, e che ha fatto per vent'anni debiti, che stiamo pagando soprattutto noi giovani, non in maniera diretta (o almeno nel mio caso, dove le tasse le paga mia madre), ma in maniera indiretta (dove non c'è possibilità di lavoro, perché non ci sono soldi per pagari nuovi lavoratori). E' normale che alcuni possono parlare di benessere con Berlusconi, per prendersi i nostri voti e la nostra fiducia ha fatto i debiti!
Né tantomeno mi sento di votare un Monti che, inizialmente ritenevo credibile, perché lontano dalla "commerciabilità" della politica, ed invece non solo non voleva candidarsi fino ad un mese fa, ed ora si propone con la sua lista (Coerenza), non solo ha messo l'Imu l'anno scorso, ed ha recentemente accusato Berlusconi perché avrebbe voluto togliere l'Imu, poiché avrebbe riportato di nuovo l'Italia in crisi, ma adesso è lui stesso a voler modificare (Coerenza), (non solo tutto questo) ma adesso lo si vede ovunque in tv??? Ero leggermente, e dico leggermente Pro-Monti, ma adesso non so più cosa pensare.
Per non parlare di Bersani. Mi sbaglierò, ma a me le primarie di Novembre mi hanno colpito (anche se sono andati un po' ovunque in tv, e questo non mi è piaciuto affatto), però hanno fatto capire le proprie intenzioni. Non tutti. Bersani infatti, mi sembrava dire tutto e niente, almeno a me è parso non "misterioso", ma totalmente "confuso". E dovrei votare uno che non dice un bel niente?
Basta. Anche perché io sono la prima che riesce a capire qualcosa di politica seguendo quella tv commercialotta. Però io cerco di trarre le mie conclusioni...e le mie conclusioni sono queste:
                            "QUANTA INCOERENZA E POCA CHIAREZZA OVUNQUE"

martedì 8 gennaio 2013

"Le mie Parole, quelle sono le mie parole!"


Sembra che in questi giorni io faccia molta confusione tra cinema e musica. Apro una parentesi: in passato, pur preferendo la musica [e su questa credo che vi annoierò, o meglio, mi annoierò da sola (anche se la musica non potrebbe mai annoiarmi!), perché dubito che avrò qualche lettore (non è falsa modestia, ovviamente non sono così stupida da credere che nessuno al mondo per caso entrerà in questo blog e leggerà qualche mia pazzia; forse prima o poi qualcuno mi leggerà, ma questo non significa che avrò assidui ed affezionati lettori, cosa che in realtà mi renderebbe molto contenta. Come si dice: pochi ma buoni)!] credevo che la mia strada sarebbe stata il cinema, o simili. Ancora oggi mi piace molto "guardare", anche se ammetto di non esserci portata; non guardo soltanto cinema intelligente o impegnato, mi piace anche roba tipo "The Hangover" (che trovo fantastico, e non considero il solito film demenziale tra i demenziali), quindi le hollywoodianate da guadagno garantito. E spesso decido di non guardare cinema intelligente perché certi film mi lasciano l'amaro in bocca. Però sono quei film che mi lasciano davvero qualcosa dentro. 
Con il tempo ho capito che se avessi dovuto rinunciare a qualcosa, non avrei mai rinunciato alla musica.

Ritornando a noi: Sembra che io in questi giorni faccia molta confusione tra cinema e musica. No, mi correggo. Non faccio confusione tra cinema e musica. Come naturale che sia: le fondo. Ed è per questo che probabilmente ad ogni mio pensiero (artistico, politico, intimo) associerò una musica, o più musiche.
Ma mi sembra di stare a perdermi. No, mi sto proprio perdendo. Perché ho delle cose da scrivere, non troppe, ma che fanno un po' a cazzotti per uscire come "prime".

Era da tempo che desideravo vedere il film "The Words". Il trailer mi aveva incuriosita. E' stato piacevole. Non so dire quanto e fino a che punto. O forse è semplicemente che quando si racconta di uno scrittore, e dei suoi drammi, dei  suoi blocchi, sono sempre un po' di parte. Ma non perché io voglia fare la scrittrice nella vita. Ho abbandonato quell'idea. Conosco i miei limiti. Io non sono "brava". So che non potrò vivere di quello e non mi dispiace, perché questo non mi impedirà di scrivere, e di farlo con il cuore, anche se si tratta di cose (come al solito) incomplete ed insensate, con interminabili periodi di "vuoto" e di "stasi" (che pure mi rendono triste). Uno scrittore, credo, quando comincia ad esserlo di mestiere, perde un po' se stesso. Come un artista a cui vengono "commissionate" opere. L'artista non è tale per obbligo (neanche se si trattasse di un grande nome), l'artista è tale perché lo è dentro. E lo resterà sempre proprio perché non produce a comando; quello che realizza nasce come un fulmine a ciel sereno, di getto, come una forza superiore che non riesce a trattenere. E quelle sono le opere migliori, che difficilmente necessitano di una revisione. 
Tempo fa scrissi: "I veri scrittori non sono affatto quelli che hanno successo...ma probabilmente quei solitari tormentati, che nella loro vita non avranno mai concluso un libro...". Ed ancora lo credo.
Detto ciò mi piacerebbe riscrivere qui alcune frasi di quel film, che mi hanno colpita e che in un modo o nell'altro mi appartengono.


Scrivere quella storia lo aveva salvato.
Non era cambiato nulla da quando era partito, tranne lui.
Ma dopo aver perso quelle pagine, non riuscì mai più a scrivere una sola parola che riuscisse a rispecchiarlo, forse non aveva più il coraggio di guardarsi così profondamente dentro.
"non lo sai che le parole rovinano tutto?" ... "tu ami le parole"
La verità rende liberi.
La mia tragedia è che ho amato le parole più della donna che me le aveva ispirate.
Vuoi fare qualcosa per me?" ... "Vai avanti per la tua strada, non voltarti indietro. tutti facciamo delle scelte nella vita, la cosa difficile è conviverci, e non c'è nessuno che possa aiutarci in questo"
Non sapeva perché lo stesse facendo, voleva solo sentire il flusso di quelle parole scorrere attraverso le sue dita, nella sua mente. Riscrisse ogni parola scritta su quei fogli. Non cambiò nemmeno un periodo, una virgola, non corresse neppure gli errori di ortografia.
Io non sono chi credevo che sarei stato. E sono terrorizzato all'idea che non lo diventerò mai.

Trovo che queste parole, per me, siano molto significative. Perché è vero, a volte scrivere può salvarci. E' uno sfogo, è come urlare al mondo intero quello che si ha dentro, senza necessariamente condividerlo. E certe cose ci cambiano, o ci mostrano a noi stessi come siamo veramente. Ci mostrano le nostre debolezze. Ci identifichiamo nei personaggi di un libro, o se si vuole, anche di un film. E quasi siamo spaventati, perché quello che abbiamo evitato per lungo tempo di pensare di noi stessi, ci viene brutalmente quanto sinceramente "schiaffato" in faccia. Hai combattuto una vita intera per essere e sentirti una persona buona ed onesta, e alla fine, per poche righe ti senti proprio Amaranta, e la giustifichi in tutte le sue cattiverie, perché tu, proprio come lei hai le tue ragioni. Solo che nessuno le capira mai. Ed è in questi casi, che non hai più il coraggio di guardarti dentro. Sono sguardi che devi "darti" poco alla volta, per non cadere preda di attacchi di nervosismo ingestibile. Ed è così che diventiamo consapevoli, e possiamo almeno provare a convivere con le nostre decisioni, o con le decisioni che non sappiamo prendere lasciando che siano gli altri a decidere per sé, e per noi. 
A volte anche a me è capitato di voler essere qualcun altro. A volte mi sono intristita perché la mia vita non è come avrei voluto che fosse (anche se questa sensazione dura poco, e forse neanche ha senso, perché in fondo, nessuno è come avrebbe pensato che fosse), perché non sono stata io ad avere quell'idea, perché non sono stata io a scrivere quella frase, perché mi rendevo conto che i sogni restano tali, se sogni troppo in grande. Ad esempio, mi dispiace di pensare le cose che ho trascritto sù in viola, ma non aver mai avuto le parole esatte per esprimerle. E' per questo che spesso non guardo film intelligenti, perché odio non avere un briciolo di ciò che ha qualche personaggio che trovo interessante. E' un po' come scappare. Ogni tanto non c'è niente di male. La verità rende liberi. Ma fino a che punto?

E odio non riuscire a scrivere cose tipo questa, a provare cose che provavo qualche tempo fa. 

-La più antica danza è quella delle nostre dita...in qualsiasi loro forma...in qualsiasi loro movimento... 
Quando io scrivo...m'innamoro. 
Mi tremano le mani, mi trema il cuore, sussulta...quasi. 
Quando io scrivo...m'innamoro. Mi emoziono per ciò che scrivo, per ciò che provo, per ciò che vivo. 
E magari non sono neanche tanto brava a scrivere. E magari quello che scrivo, lo scrivo nei modi sbagliati. Ma forse perché la sete di lettere e sillabe e parole e forme e figure e...e... e suoni è così grande che la mia mano scrive senza coscienza, senza alcun ordine "superiore", la mia mente. Scrive senza sapere, ignara di tutto e desiderosa di proseguire il suo viaggio insieme a me, andare avanti per leggersi, leggere il suo genio, il frutto della sua fatica. Un'inconsapevole affamata di pensieri. 

Spesso mi capita prima di pensare, a ciò che penso, e poi di trascriverlo su un bel foglio bianco con la mia cara amica "penna". Ma altre volte mi capita, e me ne sono resa conto, di scrivere ciò che ancora non ho pensato...Scrivo e basta. Autrice, nell'ipotesi onnisciente, piena di fervida immaginazione da una parte, e avida e affascinata lettrice dall'altra. 

Non c'è cosa più bella di un monologo. Perché c'è sempre un po' di sé in un monologo di un personaggio. Ma forse il vero scrittore è quello che, come un bravo attore, sa interpretare qualcuno che non è se stesso. Pensare cioè con una testa non sua, una mente che non gli appartiene. 

O forse...I veri scrittori non sono affatto quelli che hanno successo...ma probabilmente quei solitari tormentati, che nella loro vita non avranno mai concluso un libro... 


Non chiedetemi cosa significa ciò che ho scritto, perché ho già dimenticato il senso. So solo....che è uno di quei sensi MERAVIGLIOSAMENTE PIACEVOLI... 

Ps: e per dare un pizzico "alla me" a questo mio pensiero non posso non aggiungere due mie osservazioni: La prima è che oltre ad adorare i monologhi, sono un'accanita amante dell'ossimoro; e la seconda è che vivo di aggettivi. Che bello poter riempire pagine di descrizioni particolarmente ricercate ma, nonostante ciò, sempre libere e istintive.-

Ecco. Dov'è quella ragazza? 
Di nuovo: "Ma dopo aver perso quelle pagine, non riuscì mai più a scrivere una sola parola che riuscisse a rispecchiarlo, forse non aveva più il coraggio di guardarsi così profondamente dentro."