domenica 16 giugno 2013

'Indietro nel Tempo'



Si addormenta. E di colpo avrà avuto di nuovo cinque o forse sei anni. Catapultata in un mondo meraviglioso, diverso. Sa quando. Sa dove. Ma sembra ancora altrove. Sembra un’Inghilterra ottocentesca. Con i colori freddi, di un verde pino scuro. Come se fosse un personaggio de “Il Giardino Segreto”.  Protagonista. Eppure non saranno stati più di diciassette o forse diciotto anni prima. Ed è lì perché vuole esserci. Ed è lì perché l’ha desiderato con tutte le sue forze, sfidando i limiti del possibile. Superando i limiti dell’immaginabile. Tornare indietro e lasciare quel messaggio; cambiare le sorti del suo futuro. Io ci sono. Io esisto. Sono qui. Siamo amici. Giochiamo. Ma poi mi porteranno via. Ricordami domani. Cercami. Ritrovami. Ed io ci sarò. Siamo stati amici. Giocavamo. E ti volevo bene. E mi volevi bene. Ci piacevamo. Ti desideravo, per come una bambina possa genuinamente desiderare.

E poi di nuovo grande. Non del tutto. Solo un po’ di più, tanto da non comprendere più il comprensibile. L’irrefrenabilità verso l’ignoto, enigma piacevolmente fanciullesco. Infatuazione intimamente segreta, inconfessata, racchiusa in quella Grande Cascata, in quel lembo di trasparenza nascosta tra i cespugli di un giardino all'inglese, infinito, interminabile, senza confini. Soli, su quelle scale, innocenti, ancora troppo acerbi, con abito rosa antico in satin e uniforme inaspettatamente regale; soli, su quelle scale, celati al resto del mondo che li insegue, si aprono ai risolini proibiti.


E ancora bambini. Ti cercavo. E scappavi. Ti volevo. E tu, incredibilmente timido, ti nascondevi. E la noce mi aiutava; spargeva tracce di me nel tuo tempo, nel tuo mondo. E tua madre, straordinariamente ancora lì, seduta sul divano della piccola stanza scura, bella come è sempre stata, radiosa nel biondo dei capelli e luminosa nell'azzurro degli occhi che ti ha lasciato, era mia complice, perché io le piacevo; sorrideva perché mi brillavano gli occhi; e sorrideva perché era felice che suo figlio, anche a me, faceva battere il cuore. E poi, col viso rivolto verso il basso, un unico sguardo enigmatico, gradevolmente rassegnato, discreto e riservato, che tutto mi ha raccontato di te, dei tuoi pensieri, delle tue più profonde aspirazioni. Ma più di questo: tutto mi rivelato del domani, tutto mi ha rivelato di oggi. E non ho più timore.

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