sabato 21 settembre 2013

...Un discorso che diceva tutto...e non diceva nulla...


Era da un po' che desideravo spendere due parole su questo uomo. Se le merita.

Credo sia l'unico artista Italiano, l'unico cantautore, anzi, più di questo: l'unico cantastorie della realtà, di cui amo profondamente ogni pezzo.
Dice di ispirarsi a De André, e nello stile, almeno io, lo noto.

Oggi avevo voglia di musica intelligente. La ballata dell'amore cieco. Proprio De André. Ma non mi sentivo a mio agio oggi, non mi sentivo quella musica addosso. La scelta è ricaduta su L'Onorevole. Mannarino. Mi mancava. Mi manca.
C'è una cosa straordinaria che fa questo uomo. Forse adesso lo si può considerare un po' commerciale, suo malgrado. Non è più quell'artista di nicchia che era quando cominciai ad ascoltarlo io. La mia unica e magra consolazione è che fortunatamente non è sparato a tutte le ore su tutti i programmi musicali che si vedono in tv. Forse sono proprio quelli che ammazzano la musica. E sicuramente anche Mannarino ci avrà messo del suo. Dopo il successo, assolutamente meritatissimo, sarà cambiato, non sarà più lo stesso ragazzo di una volta; la testa si monta facilmente. Ma io lo apprezzo comunque, senza puntargli il dito contro, perché credo lui abbia fatto tanto per la musica: così giovane si è fatto spazio tra i grandi nomi della musica, della poesia. Così giovane ha portato in vita un genere che forse aveva stancato chi avrebbe dovuto farlo, non ascoltarlo, un genere che forse nessuno più riusciva a creare con il cuore, un genere che forse per comodità, molti altri hanno accantonato, lasciandone il ricordo solo ai morti.
E per quanto io creda che lui abbia fatto tantissimo, più di quanto forse fosse stato realmente in suo potere, più di quanto egli stesso avrebbe mai potuto immaginare, per la musica italiana, sento che ha fatto tantissimo per me. Dicevo infatti che questo uomo fa cose straordinarie. Le sue canzoni sono perfette così come sono, e ritrovare questa caratteristica in tutte le canzoni di un solo artista è difficile secondo me, quasi impossibile: le giuste parole, le giuste metafore, la giusta teatralità nella sua voce, le giuste note, le migliori, i giusti accordi, i più stimolanti, tutti gli strumenti più vibranti che ti fanno vibrare il cuore, la pelle.
Io non dimenticherò mai la prima volta che l'ascoltai dal vivo al Bellini di Napoli. Vale tutti il costo del biglietto. Forse anche di più. E' stata credo una delle emozioni musicali più forte e bella della mia vita. Gridavo le sue canzoni; gridavo quelle che credevo mi rappresentassero, gridavo quelle che volevo appartenessero a me, gridavo quelle che accennavano alla mia bella Napoli. E gridavo perché non mi bastava ascoltare. Io volevo dire, volevo comunicare, ce l'avevo dentro e doveva in qualche modo uscire. Quel giorno io mi sentivo sul palco, ero parte di qualcosa che amavo. E sarà che quella fu la prima volta, ma la seconda, ad Otranto, in un parco all'aperto, certamente più consono alle sue "Ballate", non mi ha dato la stessa emozione. Forse perché ha cantato meno brani.
Ho pubblicato qui una canzone, una delle mie preferite, anche se è difficile poterla definire tale, poiché davvero non si può scegliere con brani come L'era della gran publicité, in cui si mischiano le culture con tutte le loro lingue, senza dire nulla, eppure dicendo tutto; o come Merlo Rosso, che per me rappresenta l'affetto più sincero, l'amore, se si vuole, o la sofferenza; o ancora come Maddalena, un racconto laico e moderno, che nessuno poteva mai pensarlo meglio di così; o come vivere la vita, l'invito più intelligente per bocca di un bambino; e non nego che con Mannarino, e alcuni pezzi in particolare, ascoltando non soltanto il testo delle storie, ma soprattutto gli accostamenti musicali, mi viene da piangere, ma non di tristezza, ma di emozione, e so per certo che non capita solo a me, conosco altre persone che hanno pianto all'ascolto dei suoi brani. E l'ultima volta che mi è accaduto, sono stata felice, perché vuol dire che esistono ancora autori che sanno emozionare nel vero senso letterale della parola, e non perché ci si immedesima nella storia e quindi ci si sente protagonisti, semplicemente perché pure affacciandosi da esterni a quella finestra, quella canzone ti lascia qualcosa dentro: qualcosa che non ti appartiene già, ma qualcosa che ti da un po' di sé.
L'onorevole, è uno di quei ritratti del nostro mondo attuale, è il ritratto di quello che penso io, ma un ritratto del tutto originale. Non è l'ennesima canzone contro il politico, è la canzone del politico. Almeno questa è stata la mia lettura. Non si punta il dito contro la corruzione del politico, è dipinto il passaggio da uomo a corrotto. La promozione ad onorevole come morte, il leggìo come una cassa da morto...Deceduto appena da poco...i segni della morte erano evidenti...Chiamò il generale Panciapiena ed ordinò i più feroci bombardamenti su tutti i suoi sogni passati in difesa del popolo e dei giorni seguenti...Questo è quello che penso io: si sale in politica con i più leali e legali propositi, ma non se ne può uscire che con le mani sporche...
So di non essermi spiegata molto bene, ma diciamo che questa canzone io la trovo molto vicina a "Vecchio Frack" di Modugno, ma è piena di metafore significative, non è una storia, è una fiaba, con un messaggio nascosto...più che con un messaggio: con una riflessione personale...
Vi assicuro che sono stata molto riduttiva, e vi consiglio vivamente di ascoltarlo per farvene un'idea, migliore di come l'ho descritta io...
Quindi non vi stresso più...Ma Mannarino? Con o senza testa montata si merita un bel 110 e lode. 

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