domenica 24 febbraio 2013

'Non puoi bruciare se prima non ti eri acceso'

E' da un po' che manco. Sto preparando un altro esame (legislazione dei beni culturali), e sto aiutando mia sorella a ripetere per il suo ultimo esame (Storia del Cinema che, ahimé, devo dare anche io a maggio!). Però adesso sento proprio il bisogno di venir qui, a dire come al solito la mia. E come al solito, si tratta di musica.
Devo fare una premessa: Rai 5 mi piace come rete; è più intelligente di qualsiasi altra rete 'rai' (se la gioca bene con rai movie) e mi piace soprattutto quando propone dei bei documentari. Quando poi sono basati su miti della musica: mi illumino davvero d' immenso. E ne approfitti per fare un tuffo in un'epoca mancata, e in un mondo purtroppo sconosciuto. Avevo già visto qualcosa sui Rolling Stones ed Elvis.
Ed oggi è toccato a loro: The Doors; o meglio, a lui: Jim Morrison.
Non tutti gli artisti devono essere compresi. E non di tutti gli artisti bisogna condividere per forza il pensiero. Ma ci sono certi artisti, anche quelli che rientrano in queste categorie, che non puoi non considerare come tappa essenziale per la formazione culturale mondiale. Jim Morrison è uno di questi. Puoi non capire "The end", puoi non trovare eccezionale "Light my fire", ma non puoi non considerarle essenziali per la storia della musica, e per la formazione culturale di un periodo storicamente 'diverso', innovativo. Puoi non amare Morrison, ma non puoi dire che Morrison è uno dei tanti. Sicuramente la sua precoce e particolare morte ne ha aumentato la mitizzazione. Ma Morrison era un mito già da vivo. Forse uno dei rari casi in cui il mito era 'vivo'.
A volte penso. E cerco di uscire dal mio corpo, dal mio tempo. Una sorta di viaggio astrale. Nella mia vita, sono stata, in passato, molto contraria alle droghe. Lo sono tutt'ora, anche se non per tutte. Alcune neanche le considero delle vere droghe. E sono stata un po' bigotta in alcuni casi. Sicuramente, in quegli anni, avrei puntato il dito contro dicendo semplicemente "non si fa!". Eppure c'è una vocina dentro di me che mi dice l'esatto opposto. Ho sempre trovato, sbagliando, lo so, in un certo qual modo, affascinante l'effetto 'momentaneo' delle droghe, anche se credo che non sia comunque più 'libero' di quello dell'alcool. Ed è per questo che, facendo questo preambolo, credo che io avrei amato tutti questi 'poeti' non credo poi così tanto maledetti. Avrei amato Morrison, avrei amato i Lennon, e come una sciocca adolescente McCartney, Kurt Cobain. Ci trovo qualcosa di sensato, e di meraviglioso soprattutto nelle loro parole non dette, nei loro ego giganti ed allo stesso tempo piccoli e riservati. So che ne avrei amati di uomini geniali così. Anche se quando oggi conosco ragazzi che cercano di imitare quei grandi miti nelle loro essenzialità li trovo così esagerati, e banali, non falsi, ma "troppo" e quindi fastidiosi. Invece tra i '60 e i '70 quel troppo l'avrei capito, l'avrei seguito.


Ebbene sì: i miti della musica che rimpiango di non aver vissuto. Credo che al tema dedicherò un bel post nei prossimi giorni. E per ora vi lascio con una bella canzone dei Doors.



Nessun commento:

Posta un commento